andrea nardini

venerdì, dicembre 01, 2006

Musica = Linguaggio = Stile di vita

Il giovane che ascolta un determinato tipo di musica, finisce per acquisire un certo modo di essere, di vestirsi, di parlare, frequentare certe persone piuttosto che altre. La musica come valore fondamentale nelle scelte e nella vita della persona.

La musica ti prende sin da quando sei bambino. Da adolescente diventa il tuo linguaggio, il tuo modo nuovo di comunicare con gli altri, uno stile a cui rapportarti e con cui confrontarti perché spesso ha la capacità di portarti lontano, di farti viaggiare e scoprire mondi diversi.
Nella giovane età infatti la musica diviene fenomeno di costume, mezzo di omologazione sociale, fonte di aggregazione e differenziazione. Essa determina quasi delle divisioni all’interno del contesto giovanile, perché a questa età la musica la si vive, non ci si limita ad ascoltarla. Ed ecco spuntare gruppi chiusi che ascoltano punk e vestono punk, caste chiuse di metallari, discotecari all’ultima moda, o ancora figli dei “figli dei fiori” ancorati alla musica anni ’60-’70 dei genitori e chi ne ha più ne metta. Si denota dunque la tendenza a darsi/dare un’etichetta musicale che funge da presentazione di se stessi e che fornisce una collocazione sociale definita. La musica si ripercuote dunque sulla politica della quale spesso si fa portavoce, sull’abbigliamento, sullo stile ed il modo di porsi. Essa viene in sostanza vissuta come un continuo revival di vecchie e nuove mode. C’è chi si lascia contagiare dalla “Saturday night fever” e si lancia in modaiole nottate in discoteca, veri e propri cultori della notte e di tutto ciò che appare “ultimo grido” e c’è chi sogna una nuova “Summer of love” come quella dei ’70 tra hippie e melodie alla Simon & Garfunkel, promuovendo una stile di vita rilassato, pacifico e trasognato. Poi c’è chi assume un look underground trasandato sulla scia degli ’80-‘90, tra Nirvana e Pearl Jam, voci narranti di una generazione americana alla ricerca di sperimentazioni musicali alternative e in grado di dare voce a un disagio fino ad allora taciuto, dando origine al cosiddetto “popolo della polvere”, passato poi alla storia come fenomeno “grunge”.
La musica diviene dunque una strenua ricerca di un senso di appartenenza e classificazione. La musica è il linguaggio dell’anima. Con le sue molteplici espressioni scaturisce dal bisogno interiore di raccontarsi, di manifestarsi, di esteriorizzare la storia che scorre lungo i fiumi dell’interiorità.
Fenomeno attuale indiscusso ai nostri giorni è l’Hip-Hop, un mix-perfetto di musica, abbigliamento e attitudine.
Molti lo ascoltano perché va di moda, ma dietro questo vecchio-nuovo fenomeno c’è di più. La parola Hip-Hop è entrata nel linguaggio comune e commerciale, troppe volte considerata un sinonimo di rap. In verità l'hip hop è essenzialmente uno stile di vita, un modo di credere e di vivere, oltre al prediligere pantaloni e magliette da pallacanestro di quattro taglie più grandi.
Il writer, ovvero lo scrittore di rime in musica, inizialmente, per esercitarsi s’ispira ai writers più famosi e più stimati. Meglio se sono stranieri. Così prende avvio la creazione di uno stile che viene man mano a rispecchiare la personalità dell’artista.
Ma egli non scrive solo su carta le proprie canzoni. Per esprimere le proprie idee cerca l’attenzione della gente ed ecco i centinaia e centinaia di graffiti che colorano le nostre città. Qui arte, secondo questi ragazzi, significa la capacità di riportare senza paura su un muro come su disco i propri stati d’animo come la rabbia, la confusione, la trasgressione, ma anche la felicità, una posizione politica, ecc…
Ma le vere e proprie “cattedrali nel deserto” dei giovani del terzo millennio sono le discoteche. I ragazzi perdono ogni freno quando varcano la soglia di questi santuari della musica house e techno. Soprattutto quest’ultima ha creato una sub-cultura, un vero e proprio movimento che ha influenzato non solo il settore musicale, ma anche il campo della letteratura moderna, delle immagini, della grafica e della video-grafica giovanile. Il contesto che si viene a creare in discoteca e l’atmosfera che viene prodotta dall’ossessione dei ritmi hanno un sapore di affascinante e, insieme, di macabra freddezza. I colori sono gelidi, quasi glaciali, taglienti, dell’estetica hi-tech. Il grande artista che regna incontrastato in questi ambienti è il dj, vero idolo dei giovani, capace di sovrapporsi ai grandi divi del pop-rock internazionale. In Italia, come in gran parte del mondo occidentale, sono moltissimi i ragazzi che percorrono centinaia di chilometri per ascoltare e ammirare le invenzioni del proprio dj preferito. Volenti o nolenti anche questa è espressione artistica di un mondo di giovani che si dà al nomadismo notturno alla ricerca non di sentimenti, ma di sensazioni.
Dunque sicuramente la musica rappresenta un bisogno formativo speciale sentito e condiviso da molti giovani.
La musica e tutto ciò che essa evoca è il centro dell'interesse della maggior parte dei ragazzi, è lo spazio dai più privilegiato per far vivere quelle componenti positive della crescita e dello sviluppo rappresentato dall'espressione delle emozioni, l'universo dove "nascono le idee". La musica conferisce appartenenza ad una comunità, essa è universale ma allo stesso tempo molto particolare e come tale quindi è anche il medium che consente il dialogo e il confronto tra culture diverse e anche molto lontane. Con la musica, è vero, si può favorire la comunicazione, l’aggregazione e l’integrazione fra le persone.
Ogni cultura possiede un linguaggio musicale proprio e specifico, fatto di organizzazione di suoni, ritmi, armonie, sonorità, strumenti, forme.
Questi, a loro volta, riflettono modi di pensiero, ideologie, credenze, usanze, caratteristiche ambientali ecc.
La musica segue l’evoluzione della società dei suoi gruppi nel suo continuo e dinamico trasformarsi, spesso assumendo caratteri negativi, altre volte positivi, ma resta comunque una immancabile compagna di vita che cambia colore, corpo e anima al cambiare di noi stessi.