L'Africa che non si arrende: i villaggi di Chalinze e Manchali in Tanzania
Molte associazioni umanitarie sono da anni impegnate nel sostegno dei villaggi africani. Tra questi vi sono Chalinze e Manchali, in Tanzania, che con i fondi e con le iniziative di commercio equo e solidale nel nostro Paese saranno potranno forse vedere avverato il sogno della costruzione di un pozzo e di tubature in grado di portare l’acqua agli abitanti del luogo.
L’azione si inserisce in un programma di più ampio respiro denominato "L’acqua è vita". Il progetto, portato avanti dall’organizzazione italiana LVIA nella parte centrale e arida della Tanzania, comprende lo sviluppo di un nuovo sistema idrico e la riabilitazione di uno vecchio e non funzionante in modo tale da poter servire 4 importanti villaggi tra i quali proprio Manchali e Chalinze. Il progetto prevede l’installazione di una pompa a motore, la costruzione del relativo riparo e di una rete di distribuzione lunga 6 chilometri. Oltre a ciò è prevista la formazione dei responsabili della manutenzione che permetterà la gestione autonoma della pompa.
La Tanzania è uno dei nove Paesi dell’Africa in cui la LVIA intende realizzare, con i fondi ricavati dalla Campagna “Acqua è vita” entro il 2006, interventi che daranno acqua potabile a circa 500.000 persone assetate. Le comunità rurali di questi territori infatti devono affrontare quotidianamente problemi legati all’acqua sia durante la stagione secca, che durante quella delle piogge. Durante la stagione secca, a causa della scarsità del bene, gli abitanti dei villaggi devono spesso camminare chilometri e chilometri per ottenere acqua spesso scarsamente potabile. L'acqua potabile viene invece generalmente portata nel villaggio a bordo di biciclette o carrelli e venduta ai suoi abitanti. Quelli più poveri, tuttavia, non possono comprarla regolarmente: devono ridurne il consumo al minimo, oppure scambiarla col cibo; i loro bambini devono sospendere la scuola per aiutare i genitori nella ricerca di qualcosa da bere.
L'acqua a cui le popolazioni dei villaggi hanno accesso durante la stagione piovosa, pur essendo abbondante, è invece generalmente sporca e poco salubre. Infatti in quel periodo dell'anno le comunità attingono l'acqua da torrenti o da pozzi scavati a mano che contengono risorse idriche spesso molto inquinate. L’intervento in questi villaggi si propone allora di fornire acqua sicura a più di 4500 persone. Grazie al nuovo impianto le donne saranno sollevate dal pesante compito di percorrere molti chilometri per approvvigionarsi di acqua, potendosi così dedicare il loro tempo ad attività produttive permettendo inoltre ai bambini la frequenza a scuola. Le donne, quando possono, cercano di guadagnare un po' di soldi preparando la birra locale, facendo terraglie e cestini da rivendere anche all’estero. Attualmente la LVIA sta cercando di continuare quest'iniziativa e di allargare la distribuzione di questi oggetti, sia in mercati locali che al di fuori. In molte parrocchie italiane e in alcuni centri di commercio equo e solidale questi cestini, molto particolari e interamente lavorati a mano, vengono rivenduti e i soldi ottenuti vengono impiegati per finanziare l’opera di sostentamento di questi villaggi africani da utilizzare per diverse necessità, come ad esempio problemi di salute, tasse scolastiche, funerali, ma anche bisogni primari.
Una delle difficoltà più grandi, oltre a quelle climatiche e territoriali è che sebbene le comunità soffrano di malattie trasmesse dall'acqua, le popolazioni dei villaggi non sono in grado di comprendere a pieno il nesso di causalità esistente tra la malattia e la qualità dell'acqua che viene ingerita e la morte è spesso attribuita a pratiche di stregoneria. Ciò fa sì che non vi sia piena collaborazione tra autoctoni e stranieri. Ma la parrocchia di San Giuliano e, nello specifico l’associazione LVIA, si preoccupano anche del sostentamento delle donne dei villaggi, figure fondamentali nell’economia della regione.
L’appoggio ai gruppi femminili viene attuato attraverso la messa a disposizione di fondi che permettano il miglioramento delle tecniche di allevamento avicoli ed ovini, della produzione agricola disponibile per il consumo o per il commercio, e dell’implementazione di piccole attività commerciali come quella dei cestini appunto. Ad ora nel solo villaggio di Chalinze sono state scavate trincee per l’interramento dei tubi idrici per 5.500 metri e 2.600 metri di tubi sono stati già interrati. Un lavoro enorme che prosegue grazie allo sforzo e alla cooperazione di centinaia di persone, sia sul campo che da lontano o lontanissimo, come dall’Italia, in cui moltissime persone hanno aderito all’iniziativa anche solo comprando uno dei cestini africani nelle ripetute giornate di commercio equo e solidale organizzate dalle parrocchie, sostenendo, con un piccolo gesto, l’economia di interi villaggi e famiglie.
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