andrea nardini

sabato, dicembre 02, 2006

UN NUOVO PORTALE PER LA MUSICA *EUROPEA*!

Metto in anteprima online le foto di alcune pagine del sito che sto lanciando con alcuni soci nel progetto di Milano e Roma, si chiama EUROTHEORY.COM e sarà online in versione completa dal 1 gennaio 2007. E' un portale musicale europeo che diffonderà la musica di gruppi ESCLUSIVAMENTE europei che nel "mare magnum" del web non riescono a emergere per la atroce concorrenza della musica americana all'interno dei siti musicali! Si potranno uploadare profili di gruppi e case discografiche, foto, mp3, video, consultare classifiche e scoprire tanti tanti gruppi finora sconosciuti! Curiosate:

P.S. So quello che state pensando... No, non esiste nessun sito simile in Europa, siamo i primi ad avere avuto l'idea!;)

Chi volesse saperne di più visiti la nostra pagina di info su www.myspace.com/eurotheorymusic

venerdì, dicembre 01, 2006

Musica = Linguaggio = Stile di vita

Il giovane che ascolta un determinato tipo di musica, finisce per acquisire un certo modo di essere, di vestirsi, di parlare, frequentare certe persone piuttosto che altre. La musica come valore fondamentale nelle scelte e nella vita della persona.

La musica ti prende sin da quando sei bambino. Da adolescente diventa il tuo linguaggio, il tuo modo nuovo di comunicare con gli altri, uno stile a cui rapportarti e con cui confrontarti perché spesso ha la capacità di portarti lontano, di farti viaggiare e scoprire mondi diversi.
Nella giovane età infatti la musica diviene fenomeno di costume, mezzo di omologazione sociale, fonte di aggregazione e differenziazione. Essa determina quasi delle divisioni all’interno del contesto giovanile, perché a questa età la musica la si vive, non ci si limita ad ascoltarla. Ed ecco spuntare gruppi chiusi che ascoltano punk e vestono punk, caste chiuse di metallari, discotecari all’ultima moda, o ancora figli dei “figli dei fiori” ancorati alla musica anni ’60-’70 dei genitori e chi ne ha più ne metta. Si denota dunque la tendenza a darsi/dare un’etichetta musicale che funge da presentazione di se stessi e che fornisce una collocazione sociale definita. La musica si ripercuote dunque sulla politica della quale spesso si fa portavoce, sull’abbigliamento, sullo stile ed il modo di porsi. Essa viene in sostanza vissuta come un continuo revival di vecchie e nuove mode. C’è chi si lascia contagiare dalla “Saturday night fever” e si lancia in modaiole nottate in discoteca, veri e propri cultori della notte e di tutto ciò che appare “ultimo grido” e c’è chi sogna una nuova “Summer of love” come quella dei ’70 tra hippie e melodie alla Simon & Garfunkel, promuovendo una stile di vita rilassato, pacifico e trasognato. Poi c’è chi assume un look underground trasandato sulla scia degli ’80-‘90, tra Nirvana e Pearl Jam, voci narranti di una generazione americana alla ricerca di sperimentazioni musicali alternative e in grado di dare voce a un disagio fino ad allora taciuto, dando origine al cosiddetto “popolo della polvere”, passato poi alla storia come fenomeno “grunge”.
La musica diviene dunque una strenua ricerca di un senso di appartenenza e classificazione. La musica è il linguaggio dell’anima. Con le sue molteplici espressioni scaturisce dal bisogno interiore di raccontarsi, di manifestarsi, di esteriorizzare la storia che scorre lungo i fiumi dell’interiorità.
Fenomeno attuale indiscusso ai nostri giorni è l’Hip-Hop, un mix-perfetto di musica, abbigliamento e attitudine.
Molti lo ascoltano perché va di moda, ma dietro questo vecchio-nuovo fenomeno c’è di più. La parola Hip-Hop è entrata nel linguaggio comune e commerciale, troppe volte considerata un sinonimo di rap. In verità l'hip hop è essenzialmente uno stile di vita, un modo di credere e di vivere, oltre al prediligere pantaloni e magliette da pallacanestro di quattro taglie più grandi.
Il writer, ovvero lo scrittore di rime in musica, inizialmente, per esercitarsi s’ispira ai writers più famosi e più stimati. Meglio se sono stranieri. Così prende avvio la creazione di uno stile che viene man mano a rispecchiare la personalità dell’artista.
Ma egli non scrive solo su carta le proprie canzoni. Per esprimere le proprie idee cerca l’attenzione della gente ed ecco i centinaia e centinaia di graffiti che colorano le nostre città. Qui arte, secondo questi ragazzi, significa la capacità di riportare senza paura su un muro come su disco i propri stati d’animo come la rabbia, la confusione, la trasgressione, ma anche la felicità, una posizione politica, ecc…
Ma le vere e proprie “cattedrali nel deserto” dei giovani del terzo millennio sono le discoteche. I ragazzi perdono ogni freno quando varcano la soglia di questi santuari della musica house e techno. Soprattutto quest’ultima ha creato una sub-cultura, un vero e proprio movimento che ha influenzato non solo il settore musicale, ma anche il campo della letteratura moderna, delle immagini, della grafica e della video-grafica giovanile. Il contesto che si viene a creare in discoteca e l’atmosfera che viene prodotta dall’ossessione dei ritmi hanno un sapore di affascinante e, insieme, di macabra freddezza. I colori sono gelidi, quasi glaciali, taglienti, dell’estetica hi-tech. Il grande artista che regna incontrastato in questi ambienti è il dj, vero idolo dei giovani, capace di sovrapporsi ai grandi divi del pop-rock internazionale. In Italia, come in gran parte del mondo occidentale, sono moltissimi i ragazzi che percorrono centinaia di chilometri per ascoltare e ammirare le invenzioni del proprio dj preferito. Volenti o nolenti anche questa è espressione artistica di un mondo di giovani che si dà al nomadismo notturno alla ricerca non di sentimenti, ma di sensazioni.
Dunque sicuramente la musica rappresenta un bisogno formativo speciale sentito e condiviso da molti giovani.
La musica e tutto ciò che essa evoca è il centro dell'interesse della maggior parte dei ragazzi, è lo spazio dai più privilegiato per far vivere quelle componenti positive della crescita e dello sviluppo rappresentato dall'espressione delle emozioni, l'universo dove "nascono le idee". La musica conferisce appartenenza ad una comunità, essa è universale ma allo stesso tempo molto particolare e come tale quindi è anche il medium che consente il dialogo e il confronto tra culture diverse e anche molto lontane. Con la musica, è vero, si può favorire la comunicazione, l’aggregazione e l’integrazione fra le persone.
Ogni cultura possiede un linguaggio musicale proprio e specifico, fatto di organizzazione di suoni, ritmi, armonie, sonorità, strumenti, forme.
Questi, a loro volta, riflettono modi di pensiero, ideologie, credenze, usanze, caratteristiche ambientali ecc.
La musica segue l’evoluzione della società dei suoi gruppi nel suo continuo e dinamico trasformarsi, spesso assumendo caratteri negativi, altre volte positivi, ma resta comunque una immancabile compagna di vita che cambia colore, corpo e anima al cambiare di noi stessi.

Periferie, il mestiere di viverci

UNA DIAPOSITIVA DEL DISAGIO NELL’HINTERLAND CAPITOLINO



A differenza di molte città europee che si trovano nello stesso problema, a Roma, il centro è poche volte un luogo abitato e più spesso un luogo lavorativo, regno di uffici, negozi e studi professionali; il 70-80% della popolazione ha invece casa lontano dal cuore della città, nelle periferie, nei sobborghi e lungo le consolari principali. Ed è proprio qui che nascono i guai: piccoli furti, rapine, risse e in generale tanta tanta insicurezza. La reazione? Si cerca di potenziare le linee degli autobus, di costruire trenini di superficie, di allungare il tragitto delle metropolitane, si fa di tutto per permettere alle persone che vivono in periferia di poter raggiungere il centro, di “vivere” il centro, un bel luogo dove andare a lavorare e fare compere, accogliente e funzionante, dimora di monumenti storici, ma poi è giusto che la gente torni a casa e trovi la propria periferia sempre più degradata? Bisogna lavorare molto per l’inclusione e quindi per il superamento del concetto attuale di periferia, cioè intesa solamente come luogo di emarginazione e di lontananza dal centro fisico e culturale della capitale. Ci sono realtà nella nostra città che spesso trovano spazio solamente all’interno dei trafiletti di cronaca nera e che non sono poi così lontani da noi. Si pensi già solo al “Residence Bastogi”, un residence per modo di dire in fondo a via Boccea, dove nomadi, immigrati e sfrattati convivono in condizioni igieniche che è già un successo poterle definire tali, o alle cosiddette “Due torri” a Torrevecchia, o alle stesse strade intorno alla stazione di Valle Aurelia, così affollate di pendolari di giorno e così vuote e malfamate di notte. I nostri sobborghi stanno sempre più subendo il tentativo di essere inglobati nella città, di essere assorbiti, ma così non sta accadendo. (Soprav)Vivere in certe periferie sta diventando un mestiere. Il disagio della periferia non si combatte solo costruendo “ponti” sempre più lunghi che la colleghino al centro, cercando di far dimenticare alla gente da dove viene, di farla evadere, ma costruendo infrastrutture, cinema, luoghi di ritrovo e di divertimento, centri anziani, palestre, spazi verdi. Insomma la periferia deve perdere la sua accezione di criminalità e disagio a cui tutti la associano e anzi, attraverso nuovi investimenti interni, si deve far sì che un giorno dire periferia non voglia dire altro che extra-urbanità, un luogo distante dal centro ma che, non per questo, non possa non avere tutte le strutture e i privilegi di tanti altre parti della città sicuramente più fortunate.

E SE L'UOMO NON FOSSE STATO SULLA LUNA NEGLI ANNI '60?



Mentre nel mondo della nautica spaziale si parla già di colonizzazione del pianeta rosso, Marte, e della possibile installazione di una base lunare permanente, è opportuno portare alla luce alcune vicende spaziali passate e spesso insabbiate. Dagli anni ’70 ad oggi si è diffuso in tutto il pianeta un movimento di sostenitori della cosiddetta “lunar conspiracy” secondo la quale gli atterraggi lunari delle missioni Apollo, in particolare 11 e 14, sarebbero un falso, costruito in laboratori segreti delle NASA e video-diffuso dalle tv di tutto il mondo. Ma approfondiamo. Le ipotesi espresse sono state frutto di anni di ricerche effettuate non da frustrati scienziatoidi ma esperti di livello mondiale, i quali hanno avanzato essenzialmente due motivazioni: innanzitutto, come sostenne nel ’69 Kaysing, della NASA, la possibilità di riportare vivo un essere vivente sulla terra con le tecnologie di allora aveva una probabilità di riuscita dello 0.0017%. Seconda obiezione: l’impossibilità di trasmettere immagini televisive a una distanza di 150.000 miglia. Inoltre a un analisi delle foto scattate dagli astronauti, all’orizzonte, oltre i venti metri appare il buio completo e nessuna stella, quando in assenza di atmosfera dal nostro satellite gli astri, piu vicini che sulla terra, dovrebbero essere ben visibili. Accanto alla sagoma di Armstrong, di riflesso sul casco di Aldrin apppare un oggetto luminoso che nessuna altra fotografia ha mai testimoniato. A un attento esame, in numerose foto si percepisce sullo sfondo una sorta di parete, deducibile grazie alla mancata coincidenza delle ombre in prospettiva. E ancora, il motore a reazione del modulo di escursione lunare, LEM, avente una spinta di 10 tonnellate, tutto quel che fa è sollevare qualche granello di polvere lunare. Molti esperti e tecnici addetti alle operazioni delle navicelle Apollo hanno confessato che le ricerche e le procedure erano molto affrettate e numerosi erano i guasti tecnici in prova. E così mentre lo Sputnik russo collezionava successi la NASA e gli USA avevano un incredibile bisogno di un colpo propagandistico per riaccendere il sentimento nazionalista messo in quel periodo a dura prova dalla guerra in Vietnam. Cosa fare? Una voce curiosa si è sparsa e cioè che Stanley Kubrick, abbia collaborato al progetto di falsificazione dell’ascesa lunare creando un filmato in cui veniva riproposto, in un set cinematografico di Huntsville(Usa) l’atterraggio lunare, costretto dal governo americano che altrimenti avrebbe rivelato l’identità comunista del fratello minore del regista. Per molti è fantascienza ma le molte incongruenze dei filmati lasciano riflettere non poco. I tre astronauti sarebbero effettivamente stai catapultati nell’orbita nel ’69 e sarebbero ritornati a Terra con uno spettacolare ammaraggio sul Pacifico. Ma se tutte queste fossero illazioni perché nelle immagini lunari targate NASA la distanza della fonte di luce dai soggetti fotografati è così improbabile, tanto da far pensare impossibile che si tratti del sole? Perchè un istante Aldrin ha una ingombrante antenna montata sullo zaino e qualche secondo dopo quest’ultima sembra sparire nel nulla? E le ombre possono davvero sul suolo lunare avere sagome cosi sospette e contrastanti? Sono troppi gli interrogativi che da trent’anni avvolgono la “Moon conspiracy”, così tanti che qualcuno ormai fatica a insabbiarli. La verità è la fuori. GUARDATE IL VIDEO!

ADDIO AI CALL CENTER PER GLI IMMIGRATI!


Chiunque avrà notato, nel proprio quartiere, la apertura come funghi di call center per telefonare all'estero! Beh, d'ora in poi gli immigrati hanno un'offerta ben più vantaggiosa e sul loro telefonino..
Nasce Vodafone One Nation: una nuova offerta studiata per rispondere al meglio alle esigenze di tutti i clienti stranieri che vogliono parlare con il proprio Paese d’origine dall’Italia. La tariffa consente, infatti, di chiamare ad un’unica tariffa tutti i numeri nazionali e il proprio Paese d’origine. Gli immigrati potranno chiamare tutti i numeri nazionali e i Paesi compresi nell’offerta Vodafone One Nation a 19 centesimi di euro al minuto. Come se non bastasse, per ogni minuto di conversazione verso i Paesi Vodafone One Nation, i clienti riceveranno un minuto gratis per effettuare chiamate verso numeri Vodafone Italia!

IL QUARTO SEGRETO DI FATIMA!




E' nelle librerie questo mese un interessante libro del noto giornalista Antonio Socci sui segreti di Fatima. Esisterebbe infatti una seconda parte non rivelata del famoso terzo segreto detto anche "quarto segreto", che conterrebbe parole terribili sulla crisi della fede, sul tradimento di parte della gerarchia, sugli eventi catastrofici che attenderebbero la Chiesa e, con essa, l'umanità intera. Giovanni XXIII e Paolo VI avrebbero impedito la pubblicazione del testo. Paolo VI, si dice, finito di leggerlo disse: "portate via questa roba" tanto era terrorizzato. Giovanni Paolo II e il suo braccio destro teologico, Ratzinger, sarebbero stati bloccati dalla indisponibilità di gran parte dell'episcopato alla rivelazione "troppo forte". Così, nel 2000 si sarebbe fatto ricorso a un escamotage: rivelare una sola parte del testo, facendo credere per giunta che si riferiva al passato. In effetti nel terzo segreto (rivelato nel 2000 dal Papa) si dice che un vescovo vestito di bianco viene ucciso da un gruppo di soldati! Ma come sappiamo nel 1981, il Papa nn fu ucciso ma bensì, come disse Giovanni Paolo II stesso, la Madonna deviò il corso della pallottola e lo ferì solamente. Perchè allora la Madonna avrebbe dovuto profetizzare la morte di un Papa se poi lei stessa avrebbe evitato l'uccisione? Forse il "Vescovo bianco" a cui si riferisce il terzo segreto di Fatima non era Woytila......